Ancora oggi infatti è ampiamente coltivato, specialmente nelle zone sopracitate, ed è il quarto cereale in quanto ad ettari vocati dopo frumento, riso e mais.
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In Italia non è mai stato tenuto in grande considerazione per uso alimentare, se non per qualche produzione di nicchia, diverso il discorso per uso zootecnico dove molto spesso viene inserito in mangimi o in associazioni specifiche specialmente per i monogastrici (suini) grazie al suo elevato valore energetico (2900-3200 Kcal per kg di s.s.).
Il "frutto" è una cariosside (simile a quella del frumento) e il vero seme è fortemente saldato con quella che possiamo chiamare la buccia del seme, il pericarpo. Il colore della cariosside solitamente giallognolo può virare anche verso un rossastro e, in base al tipo di destinazione d'uso può essere raccolta con un minore o maggiore grado d'umidità, che di solito però non sfora il 25% del peso complessivo.
Per quanto riguarda il consumo umano, ultimamente l'orzo sta riaquisendo importanza nel nostro paese grazie soprattutto alla riscoperta del "mangiar sano", delle diete povere di grassi e la sempre crescente voglia di cibo biologico. Infatti si diffonde sempre più l'uso dell'orzo perlato, cioè orzo opportunamente decorticato, (personalmente credo che si perda buona parte delle sue caratteristiche ma anche io lo mangio) che sempre più spesso viene cucinato insieme a molte minestre di verdure, in sostituzione della pasta o del riso, o con insalata cruda, per dare maggiore volume e capacità nutrizionali alla minestra. Non mancano ovviamente anche gli usi "più tradizionali" e che sono rappresentati dall'orzo, preventivamente tostato, usato come alter ego del caffè, o in farina, da solo o mescolato alla farina di frumento, per gli usi più disparati compreso il pane. L'ostacolo principale per l'ottenimento di pane esclusivamente da farina di orzo è l'annerimento dell'impasto che lo rende commercialmete poco appetibile.
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